Le Guide Alpine nelle Dolomiti

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Le Guide Alpine, sono una figura professionale riconosciuta a livello nazionale ed internazionale come unica competente e in grado di garantire una corretta frequentazione dell’ambiente montano. Il ruolo delle Guide Alpine è accompagnare e far conoscere la montagna nei suoi molteplici aspetti. La professionalità è tale che oggi l’iter per diventare Guida è lungo e complesso, per garantire a questi professionisti una elevata preparazione su tutti i tipi di terreno (ghiaccio, roccia, neve).


Nelle Dolomiti, nell’Ottocento, le prime Guide Alpine vennero elevate a tale titolo dai pionieri dell’esplorazione delle cime dei monti pallidi. Codesti erano scienziati, artisti, studiosi, che provenivano dall’Inghilterra e poi dalla Germania e dall’Austria.


Per i locali le cime, invece, non erano interessanti. Gli unici frequentatori delle montagne erano i cacciatori, in particolare di camosci, proprio quel animale che vive tra le rocce. Erano questi cacciatori che si spingevano molto in alto e in luoghi molto impervi per inseguire questi ungulati, che sono degli abili rocciatori. Le loro abilità alpinistiche erano perciò elevate, nonostante non interessando loro le cime ma solo i percorsi dei camosci. Forse qualche volta salivano sulle cime delle montagne e sostavano su di esse, ma questo non si è mai saputo.

I primi esploratori delle Dolomiti

Sopra Jhon Ball a fianco Paul Grohmann fonte Wikipedia

Quando giunsero gli esploratori, decisi a salire sulle vette delle Dolomiti per primi, ingaggiarono dei cacciatori locali ben consci delle loro abilità e conoscitori della montagna.


Significativa è la prima salita a un tremila delle Dolomiti: il Monte Pelmo (3168 m.) nelle Dolomiti del Cadore, stupenda costruzione detta anche “El Caregon del Padreterno” cioè il trono del Signore. Questo appellativo è dovuto alla sua forma caratteristica visibile dalla Val Boite verso Vodo di Cadore. Il monte Pelmo risulta verticale e inaccessibile in tutti i suoi versanti. Solo il lato che dà su Vodo di Cadore sembra celare dei passaggi; molto tipiche sono le sue cenge che sembrano quasi dei punti deboli della montagna.


Quando arrivò in Cadore John Ball, un eminente politico e naturalista irlandese, nel settembre del 1857, venne subito colpito da questo gigante e decise di salirlo. Si dice che decisivo fu l’incontro con un cacciatore locale Giovan Battista Giacin, che gli rivelò di conoscere la via che i camosci conoscono per accedere al “van” posto sotto la cima. Sta di fatto che il 19 settembre salì in vetta armato del suo bastone alpino e delle scarpe ferrate. Nella salita l’improvvisata la guida svelò i passaggi al Ball ma spesso si trova a disagio nell’affrontarli mentre l’irlandese, seppur poco esperto, procedette deciso e risoluto verso la vetta. Rimane storico, e ancor oggi presenta discrete difficoltà agli escursionisti, il “passo del gatto”, dove la cengia di attacco - detta oggi “di Ball” - si restringe, tanto che un modo per passare in sicurezza è strisciare a terra come un gatto.

Dopo questa esperienza il Giacin acquisì sicurezza e accompagnò sul Pelmo molti alpinisti e percorse, forse per primo, la cengia che cinge la parete sud-est, detta oggi cengia di Giacin e Cesaletti. Diventò perciò una Guida Alpina vera e propria, almeno per come la si intendeva al tempo.


Un altro grande esploratore delle Dolomiti, il più grande, fu il viennese Paul Grohmann. Anche lui si interessò al Pelmo dopo avere scalato per primo la Tofana di Mezzo (3243 m.) che domina Cortina d’Ampezzo. In questa scalata anche lui adottò la stessa strategia del Ball: ingaggiò un cacciatore locale: Francesco Lacedelli “checo de meleres”, che nonostante i suoi 67 anni si dimostrò uno straordinario e ambizioso alpinista. Con lui Grohmann salì anche l’Antelao (forse per primo, o forse erano già saliti dei cacciatori locali...) ed anche il Pelmo, ma per una altra via.


Sopra Riccardo Cassin a sinistra Walter Bonatti - fonte Wikipedia

Tale via venne indicata al viennese da due cacciatori di Selva di Cadore, tali Melchiorre e Luigi Zuliani. Essi li accompagnarono fino alla cengia detta oggi “di Grohmann”, percorsa la quale è facile giungere in vetta. Lo stesso alpinista austriaco affermò che era una “vecchia via”, facendo intendere che prima del Ball fossero saliti alla vetta i cacciatori del versante della via Fiorentina.


Con queste affermazioni e con le capacità alpinistiche e le conoscenze delle montagne si può tranquillamente dire che i cacciatori di camosci del 1800 furono i primi alpinisti delle Dolomiti. Qualcuno di loro, accompagnando gli esploratori stranieri, furono anche le prime Guide Alpine. Tutte le guide erano dotate di un libretto sul quale i clienti scrivevano il giudizio che si erano fatti della loro guida, andando così a costruire il loro curriculum.


Seguirono molte prime ascensioni con le Guide Alpine e poi nel Novecento si diffuse la scuola dei senza guida; ovvero alpinisti che, in contrasto all’epoca precedente, volevano conquistare cime e pareti senza avvalersi delle guide, tra questi i tedeschi Preuss e Dulfer.

Le Guide alpine Contemporanee

Negli anni ’30 le pareti delle Tre Cime di Lavaredo furono il teatro delle imprese del triestino Emilio Comici, che conquistando per primo la nord della Cima Grande di Lavaredo con le guide di Cortina d’Ampezzo Angelo e Giuseppe Dimai aprì l’epoca del sesto grado. Altra grande impresa fu la salita dello Spigolo Giallo con una donna Mary Varale. I successi della Guida Alpina Comici furono innumerevoli nelle Dolomiti, ma purtroppo la sua carriera si interruppe per un incidente in palestra di roccia in Val Gardena.


Altra grande figura di Guida Alpina e longevo alpinista fu quella di Riccardo Cassin: in Dolomiti lasciò pochi ma indelebili segni della sua bravura come sulla prima della nord della Ovest di Lavaredo. Aprì però moltissime altre vie indimenticabili nelle Alpi Occidentali.


Da ricordare anche la figura di Walter Bonatti, anch’egli Guida Alpina, che negli anni ’50 e ’60 realizzò molte imprese estreme nelle Alpi, come la salita della Nord del Cervino in prima solitaria invernale con la quale concluse la sua carriera alpinistica. Epico è rimasto il suo contributo al successo italiano sul K2.

Ciononostante molti forti alpinisti furono anche valenti Guide Alpine come Comici, Carelsso, Cassin, Piussi, Bonatti, Messner ecc. Anche oggi molte guide oltre ad esercitare la professione sono fra i migliori alpinisti che continuano l’attività esplorativa sulle pareti delle montagne di tutto il mondo.

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