Carnevali Dolomitici

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Assistere ai Carnevali Dolomitici significa fare un salto nel passato, assaporare colori ormai quasi sconosciuti, provare emozioni antiche, ma per noi, uomini moderni, nuove. Conoscere i Carnevali Dolomitici significa scoprire la montagna nel suo più intrinseco significato, come se ci si togliesse le vesti di cittadini e di uomini dell’era moderna, per vedere e sentire quello che provano gli abitanti delle vallate montane, e soprattutto cosa provavano in tempi più difficili, quando le asperità e le difficoltà della vita tra i monti erano espresse anche attraverso questi riti carnevaleschi, come fossero poesia e rappresentazione teatrale, come se ci si potesse scrollare di dosso, almeno in qualche giornata di festa le difficoltà, rappresentando l’allegria, ma senza dimenticare la durezza della vita. Infatti caratteristica comune di tutte queste rappresentazioni è il dualismo tra bellezza e bruttezza, gioia e difficoltà del vivere, come una splendida arcana messinscena della vita e della morte.

Come in molte altre zone dell’arco alpino, anche nelle Dolomiti, si sono conservati fino ai giorni nostri dei carnevali tipici, reminiscenze di tradizioni arcaiche, che si sono mantenute maggiormente proprio nelle aree montane, dove l’influenza della cultura dominante e delle novità culturali avviene in maniera più lenta e maggiormente smorzata.

Di seguito verranno raccontati i principali Carnevali Dolomitici, anche se il miglior modo per vivere e conoscere colori, sensazioni e significati di queste feste e viverle in prima persona, partecipandovi.

Carnevale di Comelico Superiore

Tra i vari Carnevali Dolomitici questo carnevale tradizionale si svolge nelle quattro frazioni del comune di Comelico Superiore in provincia di Belluno, il più settentrionale dell’area del Comelico: Padola, Dosoledo, Candide e Casamazzagno. Il più sentito e caratteristico è il carnevale di Dosoledo, dove ogni 9 febbraio (Santa Apollonia) si svolge la tradizionale mascherata. Negli altri paesi, pur essendo la rappresentazione meno importante, la sfilata viene organizzata ogni anno, eccetto che nella minuscola frazione di Casamazzagno, dove si riesce ad organizzare la sfilata solo in rari casi (nel 2011 si è interrotta una pausa nella rappresentazione ultradecennale).

Le mascherate del Comelico Superiore hanno un’organizzazione molto complessa e che si ripete uguale di anno in anno, che è sostanzialmente identica, eccetto lievi differenze, in ogni frazione. Il corteo si suddivide in due categorie di maschere: le mascri da bela (maschere da bella) e le mascri da vecia (maschere da vecchia), come a rappresentare per l’appunto i due lati della vita, quello gioioso e quello difficile. Oltre a queste maschere esistono alcuni personaggi tipici: il Matazin, il Paiazu, il Lachè, assente a Candide e Casamazzagno e la Matazera, assente a Casamazzagno. Il Matazin è la più importante maschera del carnevale comelicese, quella che guida il corteo, ed è caratterizzata da vesti coloratissime e da un alto cappello anch’esso vivacemente colorato e adornato da lustrini e bottoni. Il Lachè, ove presente, è molto simile al Matazin, e si contraddistingue per alcune differenze nella maschera così lievi che, per un non esperto, diventa praticamente impossibile differenziarli. Ad ogni modo ad ogni corteo devono essere presenti almeno due Matazins o un Matazin e un Lachè. Il numero può anche essere superiore, ma queste maschere principali devono essere sempre pari per poter effettuare il caratteristico ballo. I Matazins devono sempre procedere ballando e caratteristico è il momento del salto, quando le due maschere, una di fronte all’altra, compiono un salto il più in alto possibile.

Il Carnevale di Sappada

vecchio con la gerla
il rollate

A differenza del carnevale di Comelico Superiore, caratterizzato dall’elettrizzante allegria trasmessa dai Matazins, il carnevale di Sappada risulta più austero, ma altrettanto magnifico tra i Carnevali Dolomitici. Il periodo dei festeggiamenti carnevaleschi, in questa isola linguistica germanofona, è lunghissimo. Il carnevale sappadino (Plodar Wosenocht) è suddiviso in sei giornate. Le tre domeniche che precedeno la quaresima è caratterizzata da una sua mascherata: la prima è la domenica dei poveri (pettlar suntag), la seconda è la domenica dei contadini (paurn suntag) e l’ultima è la domenica dei signori (hearn suntag). Caratteristica differente dalla maggior parte dei Carnevali Dolomitici e alpini è quindi la rappresentazione delle diverse classi sociali (e dei diversi aspetti della vita, sia come aspetti emotivi, che come aspetti generazionali) non nella stessa mascherata (come ad esempio avviene nel carnevale comelicese), ma in diverse mascherate.

Sappada è ancora molto importante conservare l’anonimato, per questo tutti i partecipanti alle sfilate indossano la caratteristica maschera lignea, la Lorve. La più importante maschera di questo carnevale è il Rollate o Rollat. Questa è una maschera differente da quasi tutte le maschere tradizionali della montagna bellunese (ha solo lievi somiglianze con il Ber dell’agordino), mentre ha maggiori tratti simili con alcune maschere dei carnevali friulani e tirolesi. Il Rollate è una maschera imponente, quindi deve essere “vestita” da un uomo robusto.

maschera sappadina

Il costume consiste in un pellicciotto marrone di pelo di montone con un ampio cappuccio, con annodato un fazzoletto (bianco per i celibi e rosso per gli uomini sposati). I pantaloni sono larghi e a righe bianche e marroni, ricavati dalla Hille, la tela con cui si ricopre il bestiame in inverno. Legate alla vita ci sono pesanti sfere di bronzo (rollen) che ad ogni passo suonano con un caratteristico rumore. Questo, nell’austerità del carnevale è l’unico elemento sonoro. Austera è anche la maschera lignea, con folti baffi e sopracciglia, che cela per tutta la giornata l’identità della maschera. Il Rollat è una maschera “dispettosa”, che “maltratta” gli spettatori, minacciandoli con la caratteristica scopa di saggina, e che parla in falsetto nel caratteristico idioma del luogo, sempre per celare l’identità dell’uomo dietro la maschera. Se ormai sono scomparse figure anticamente presenti, come il Pagliaccio e il Better montl, dal 1995 sono comparsi, come nuove maschere, due Schroate, (lo spauracchio per i bambini delle ombre notturne), caratterizzati dal mantello scuro, cappuccio, maschera sul viso ricavata da una corteccia, rametti d’abete sulle gambe e da un comportamento imprevedibile e a tratti aggressivo.

Non sono solo questi i Carnevali Dolomitici, altri più o meno famosi ripropongono antiche tradizioni, come i Carnevali Dolomitici di Fornesighe in val zoldana oppure il Carnevale di Lozzo di Cadore o in Val di Fassa. Tutte testimonianze di un passato a volte anche recente ma che ripropone temi antichi e radicati nelle valli alpine.

Le fotografie che corredano questa pagina sono state scattate a Sappada e gentilmente offerte dalla nostra amica

Giuseppina Pinazza

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